L’ijtihàd e il taglid

Le attività che l’uomo sarebbe costretto a intraprendere se volesse soddisfare da solo tutte le sue necessità sono cosí tante che un uomo normale non sarebbe neanche in grado di elencarne i nomi, figuriamoci specializzarsi in tutte.

D’altra parte, dal momento che l’uomo svolge le proprie attività attraverso il pensiero e la volontà e siccome prima di prendere una decisione deve possedere sufficienti informazioni, egli deve specializzarsi nelle attività necessarie a soddisfare le sue esigenze oppure deve consultare gli esperti e agire conformemente alle loro istruzioni. ad esempio, deve ricorrere al medico per curare le sue malattie, rivolgersi a una persona specializzata in ingegneria civile per la pianta dell’edificio che ha intenzione di costruire, all’operaio per costruirlo e al carpentiere per le porte e le finestre.

Perciò, a parte rari casi, l’uomo è costretto a ricorrere costantemente a gente competente per risolvere i suoi problemi e soddisfare le sue esigenze. colui che dice che non accetterà mai di rivolgersi a gente competente per risolvere i suoi problemi e soddisfare i suoi bisogni, o non si rende conto di quel che sta dicendo oppure esiste qualche deviazione nel suo pensiero.

La religione islamica, che ha fondato la propria legislazione sulla natura umana, prescrive ai suoi seguaci di apprendere le norme religiose, le cui fonti non sono che il libro di dio e la súnna del profeta e degli imam. È evidente che la deduzione di tutti i precetti religiosi dal corano e dalla sunna del profeta e degli imam [156] non è alla portata di tutti; non tutti i musulmani possono giungervi e solo un ristretto numero ha la possibilità di compiere questa importante opera. di conseguenza, la sopraccitata prescrizione può essere completata dicendo che i musulmani che non sono in grado di dedurre direttamente i precetti della religione islamica dalle loro fonti debbono rivolgersi a coloro che sono in grado di farlo e in base alle loro istruzioni eseguire i propri doveri religiosi. l’esperto che è in grado di dedurre i precetti religiosi dal corano e dalla sunna del profeta e degli imam è chiamato “mujtahíd” e la sua attività “ijtihàd”. colui o colei che ricorre al mujtahíd è chiamato “mugallid” e il suo ricorso “taglíd”.

È bene ricordare che il taglíd riguarda solo le norme pratiche della religione islamica, mentre per quanto riguarda i suoi princípi non lo si può praticare. l’islam richiede infatti che l’individuo si convinca di tali princípi e non ammette che imiti coloro che credono in essi. non è infatti possibile considerare l’altrui convinzione come la propria; non  possiamo ad esempio fondare la nostra fede nell’unicità di dio su quella dei nostri padri, dei nostri sapienti oppure credere nella vita ultraterrena siccome tutti i musulmani ne sono convinti. ogni musulmano è dunque tenuto a conoscere i princípi della propria religione e a saperne dimostrare la validità, anche se con una semplice argomentazione.

I preliminari della preghiera

Introduzione

Per eseguire la preghiera, che significa essere alla presenza del signore dei mondi e fare atto di adorazione e sottomissione dinanzi a lui, sono necessari determinati preliminari la cui inosservanza invalida questo importante atto di adorazione. tali preliminari sono:

1)       la purità;

2)       il tempo;

3)       gli indumenti;

4)       il luogo;

5)       l’orientamento.

affrontiamo ora nei dettagli questi preliminari.

La purità

Introduzione

L’orante deve, nel corso della preghiera, essere in istato di purità; deve cioè eseguirla, conformemente a quanto gli è stato da dio prescritto, compiendo prima l’abluzione [wudú], la lavanda [gusl] oppure il tayammum e avere il corpo e i vestiti non contaminati da impurità.

Le impurità

Tra le sostanze di natura impura si annoverano:

a)                l’urina e le feci dell’animale della cui carne è proibito cibarsi e il cui sangue sgorga allorché gli venga recisa una vena (come il gatto, la volpe, il coniglio eccetera eccetera). allo stesso modo, se una gallina o un qualsiasi altro animale, mangiando delle impurità fa in modo che divenga illecito all’uomo cibarsi della sua carne, la sua urina e il suo sterco divengono impuri.

b)                la carogna dell’animale il cui sangue sgorga allorché gli venga recisa una vena, indipendentemente dal fatto che cibarsi della sua carne sia lecito o no; fanno però eccezione quelle parti che, come la lana, i peli e le unghie, non sono dotate di anima.

c)                il sangue dell’animale il cui sangue sgorga allorché gli venga recisa una vena, indipendentemente dal fatto che cibarsi della sua carne sia lecito o no.

D)                il cane e il maiale di cui tutte le parti, inclusi i peli della testa, sono impure.

e)                il vino e tutto ciò che rende l’uomo ebbro e che sia, all’origine, liquido.

f)                 la birra.

Gli agenti purificatori

Dicesi agente purificatore [mutahhir] tutto ciò che purifica dalle impurità. alcuni agenti purificanti sono:

1)                  l’acqua; essa purifica tutto ciò che è stato contaminato da qualche impurità [157]; ciò concerne però esclusivamente l’acqua pura. non si può quindi eliminare l’impurità con acqua composta, come ad esempio acqua di rose o succo di anguria. inoltre l’abluzione e la lavanda non possono considerarsi corrette se fatte con acqua composta. [158]

2)                  la terra; camminandoci sopra, è possibile purificare la suola delle calzature e la pianta dei piedi.

3)                  il sole; quando con il suo irraggiare secca la terra e la stuoia impure, le purifica.

4)                  la trasformazione della specie di una cosa impura in quella di una cosa pura, come la trasformazione in sale di un cane caduto in una salina.

5)                  il trasferimento del sangue dell’uomo (o di un qualsiasi altro animale il cui sangue sgorga allorché gli venga recisa una vena) nel corpo di un animale il cui sangue non sgorga, come il trasferimento del sangue umano nel corpo di una zanzara.

6)                  la scomparsa dell’impurità dalla superficie del corpo degli animali e dall’interno del corpo umano. ad esempio, quando il dorso di un animale e cosí pure la cavità del naso dell’uomo si sporcano di sangue, dopo aver eliminato completamente il sangue, tali zone divengono pure e non c’è piú bisogno di purificarle.

7)                  la dipendenza, che consiste nella purificazione di una cosa in seguito alla purificazione di un’altra. ad esempio, quando un miscredente si converte all’islam diventa puro e con esso anche i suoi figli impuberi.

8)                  la diminuzione. se si fa bollire il succo d’uva esso diventa impuro; se poi l’ebollizione prosegue sino a che due terzi del succo evaporino, la parte restante diviene pura

L’abluzione

Prima di procedere all’abluzione è meritorio spazzolarsi i denti, risciacquarsi la bocca e le cavità nasali con dell’acqua pura.

Per eseguire una corretta abluzione bisogna lavare il volto, dall’attaccatura del cuoio capelluto sino al mento, le braccia e le mani, dal gomito sino alla punta delle dita, e umidificare parte della sezione anteriore della volta cranica e il dorso e la punta dei piedi. non è necessario che l’umidificazione della testa venga eseguita sulla pelle; essa è corretta anche se viene fatta sui capelli della parte anteriore della volta cranica. se però i capelli delle altre parti ricadono su tale zona è necessario scostarli e poi eseguire l’umidificazione. se invece i capelli di tale zona sono cosí lunghi che se, ad esempio, dovessero essere pettinati ricadrebbero sul volto, si deve effettuare l’umidificazione alla radice oppure, tracciata una scriminatura, si deve umidificare direttamente la pelle.

Quando si compie l’abluzione si devono tenere presenti i seguenti punti:

1)                le zone sulle quali si effettua l’abluzione devono essere libere da impurità;

2)                l’acqua con la quale si effettua l’abluzione deve essere non commista [non si può cioè usare acqua di rose, succhi di frutta e cose simili], libera da impurità e ottenuta in modo lecito.

3)                l’abluzione dev’essere eseguita con l’intenzione di adempiere al dovere da dio prescritto. se pertanto l’intenzione è quella di rinfrescarsi o qualsiasi altra, l’abluzione non è da considerarsi valida.

4)                bisogna compiere gli atti relativi all’abluzione rispettando rigorosamente il seguente ordine: prima si deve lavare il viso, poi la mano destra e poi quella sinistra. quindi si deve umidificare la testa, il piede destro e infine quello sinistro.

5)                la consecutività nei movimenti è altresí necessaria, vale a dire che gli atti dell’abluzione debbono essere compiuti uno dietro l’altro, in modo che tra essi non vi siano intervalli tali che al momento di lavare o umidificare un membro la parte lavata o umidificata in precedenza si sia già asciugata. si faccia però attenzione che se la consecutività nei movimenti viene rispettata, ma a causa dell’elevata temperatura dell’ambiente o del corpo, oppure per ragioni simili, le parti bagnate precedentemente si asciugano, l’abluzione deve allora comunque considerarsi corretta.

Ootto cose annullano lo stato di purezza acquisito in seguito al compimento dell’abluzione:

1)       urinare;

2)       defecare;

3)       il peto, e questo a condizione che fuoriesca dall’orifizio anale (o, a seguito di una malattia o di un intervento, anche da un altro orifizio);

4)       lo svenimento;

5)       l’ebbrezza;

6)       uno stato di sonno in cui né gli occhi vedono né le orecchie sentono; quindi se ad esempio gli occhi non vedono ma le orecchie odono non vi è annullamento.

7)       la follia;

8)       l’emissione di sperma, la copulazione e le altre cose che rendono necessario il compimento della lavanda [gusl]; nelle donne, le perdite extracicliche annullano altresí l’abluzione.

La lavanda

La lavanda, al pari dell’abluzione, deve essere compiuta con l’intenzione di adempiere a quanto dio ha prescritto. prima della lavanda il corpo deve essere libero da impurità e da qualsiasi sostanza che impedisca all’acqua di bagnare la pelle.

La lavanda può essere compiuta in due diversi modi:

1)              lavare, in ordine, prima la testa e il collo, poi il lato destro del corpo e infine quello sinistro;

2)              immergere con un unico movimento tutto il corpo in acqua.

esistono lavande obbligatorie e lavande meritorie. le lavande meritorie sono numerose, mentre quelle obbligatorie sono sette:

1)                  le lavande che bisogna eseguire in seguito a emissione di sperma e copulazione;

2)                  la lavanda funebre;

3)                  la lavanda che è necessario compiere in seguito al contatto con un cadavere che sia diventato freddo e che non sia stato sottoposto a lavanda funebre.

4)                  la lavanda che ci si è impegnati a compiere mediante un voto, una promessa fatta a dio o un giuramento;

5)                  la lavanda che la donna deve eseguire a causa delle perdite mestruali;

6)                  la lavanda resa necessaria dalle perdite dovute al parto;

7)                  la lavanda che la donna deve compiere a causa delle perdite extramestruali.

si faccia attenzione che le prime quattro lavande concernono sia gli uomini che le donne.

Per chi ha emesso sperma o copulato e non ha ancora effettuato la lavanda, sono proibite le seguenti azioni:

1)               toccare con una qualsiasi parte del corpo le scritte del corano, il nome di dio, quello del profeta e quelli degli imam;

2)               entrare nella moschea sacra [masjidulharàm] e nella moschea del profeta [masjidunnabí];

3)               fermarsi nelle moschee o lasciarvi qualcosa;

4)               recitare anche una sola lettera delle quattro sure che contengono i quattro versetti che, se recitati, rendono obbligatoria la prosternazione; le sure in questione sono la sura della stella [liii], la sura del coagulo [xcvi], la sura della prosternazione [xxxii] e la sura fussilat [xli].

Per conoscere le altre norme concernenti lo stato della persona che ha emesso sperma o ha copulato e che non ha effettuato la lavanda (questo stato viene di solito chiamato jinàbah) e le norme riguardanti le perdite mestruali, quelle dovute al parto e quelle extramestruali, bisogna rivolgersi al libro dei responsi del mujtahid dal quale si fa il taglíd.

Il tayammum

se in alcuni casi, per eseguire la preghiera, non è possibile effettuare l’abluzione o la lavanda (come quello in cui effettuare l’abluzione o la lavanda implicherebbe fare la preghiera fuori dal tempo prescritto, o nel caso in cui si abbia una malattia oppure quando non si disponga di acqua), bisogna compiere il tayammum, che è costituito dalle seguenti quattro fondamentali cose:

1)              l’intenzione di compierla in adempimento al dovere prescritto da dio;

2)              toccare contemporaneamente con la palma delle due mani la terra o qualsiasi cosa prescritta dalla religione islamica per eseguire su di essa il tayammum;

3)              passare la palma delle due mani unite sull’intera fronte e sui due lati della fronte, dalla base del cuoio capelluto sino alle sopracciglia e alla base del naso; è altresí opportuno passare la palma delle mani anche sulle sopracciglia.

4)              passare la palma della mano sinistra sull’intero dorso della mano destra e quella della mano destra sull’intero dorso della mano sinistra.

Nel tayammum sostitutivo dell’abluzione è sufficiente quanto sopra; quando però il tayammum sostituisce la lavanda, immediatamente dopo aver passato la palma delle mani sulla fronte, bisogna appoggiare una seconda volta la palma delle mani sulla terra (o su qualsiasi cosa prescritta per eseguire su di essa il tayammum) e poi proseguire come indicato sopra.

Altre norme concernenti il tayammum sono le seguenti:

1)              se non si ha a disposizione della terra si deve fare il tayammum usando della ghiaia e nel caso che non si disponga nemmeno di questa bisogna usare delle zolle di terra e se non si dispone nemmeno di esse si deve usare della pietra; se non esiste nulla di quanto abbiamo finora menzionato occorre fare il tayammum utilizzando la polvere depositatasi su un qualche piano.

2)              il tayammum fatto con gesso o con sostanze o prodotti minerali non è corretto;

3)              nel caso in cui l’acqua venga venduta a caro prezzo ma si abbia comunque la possibilità di acquistarla, non si può compiere il tayammum; si deve piuttosto acquistarla e fare con essa (a seconda dei casi) l’abluzione o la lavanda.

Il tempo

Sia la preghiera del mezzogiorno che quella del pomeriggio hanno, per la loro esecuzione, un orario specifico e uno comune. per l’esecuzione della preghiera del mezzogiorno, l’orario specifico comincia dal mezzogiorno [159] e dura per un periodo di tempo pari a quello impiegato per eseguire una preghiera del mezzogiorno; se qualcuno compie, anche inavvertitamente, la preghiera del pomeriggio in questo intervallo di tempo, la preghiera è nulla.

L’orario specifico per l’esecuzione della preghiera del pomeriggio inizia quando resta appena il tempo necessario per effettuarla prima del magrib [160] e termina al suo subentrare. se qualcuno non ha eseguito fino a quel momento la preghiera del mezzogiorno è tenuto a recuperarla in un secondo momento; deve invece eseguire, senza perdere altro tempo, la preghiera del pomeriggio.

Tra l’orario specifico della preghiera del mezzogiorno e quello della preghiera del pomeriggio intercorre un intervallo di tempo comune per l’esecuzione. se qualcuno, per errore, compie nel corso di questo intervallo la preghiera del pomeriggio prima di quella del mezzogiorno, la sua preghiera è valida; dovrà in seguito compiere quella del mezzogiorno.

Le preghiere del tramonto e della sera hanno anch’esse un orario specifico e uno comune. l’orario specifico per l’esecuzione della preghiera del tramonto comincia dal magrib e dura tutto il tempo necessario al compimento di una preghiera del tramonto. l’orario specifico per l’esecuzione della preghiera della sera inizia invece quando resta appena il tempo necessario per effettuarla prima della mezzanotte [161] e termina al suo subentrare. se qualcuno sino ad allora non ha compiuto la preghiera del tramonto, deve dapprima eseguire, senza perdere altro tempo, quella della sera e poi quella del tramonto.

Tra l’orario specifico della preghiera del tramonto e quello della preghiera della sera intercorre il tempo comune per l’esecuzione di queste due orazioni. se qualcuno nel corso di tale intervallo di tempo compie, per errore, la preghiera della sera prima di quella del tramonto, la preghiera è valida; dovrà in seguito compiere quella del tramonto.

il tempo della preghiera del mattino va dall’inizio dell’alba sincera [162] sino allo spuntare del sole.

l’abito

L’abito dell’orante deve rispondere alle seguenti condizioni:

1)              deve appartenere all’orante o, se non gli appartiene, deve essere stato concesso dal suo legittimo proprietario;

2)              non deve essere impuro;

3)              non deve essere stato confezionato con la pelle degli animali morti senza essere stati macellati secondo il rito islamico, sia che si tratti di animali la cui carne è lecita che di quelli della cui carne è illecito cibarsi;

4)              non deve essere stato fatto con la lana, i peli o con la lanugine degli animali della cui carne è proibito cibarsi; si può però pregare con un indumento confezionato con la pelliccia di faina.

5)              se colui che prega è un uomo, il suo abito non deve essere di seta o decorato con fili d’oro; occorre altresí che egli non indossi alcun oggetto d’oro. ricordiamo che per gli uomini, anche al di fuori della preghiera, portare vestiti di seta e adornarsi con oggetti d’oro è in ogni caso proibito.

Il luogo

il luogo nel quale l’orante esegue la preghiera deve rispondere alle seguenti condizioni:

1)       non deve essere stato occupato illecitamente;

2)       deve essere fisso; se però l’orante è costretto a fare la preghiera a bordo di un veicolo in movimento, come un’automobile o una nave, la sua preghiera è valida e qualora il veicolo assuma una posizione tale che l’orante non risulti piú orientato in direzione della ka’bah, esso dovrà volgersi nuovamente in tale direzione.

3)       se il luogo è impuro e non umido al punto che l’umidità raggiunga il corpo o gli abiti dell’orante, la preghiera è valida. si tenga però presente che ciò non vale per la zona nella quale si poggia la fronte; infatti, se tale zona è impura, anche nel caso in cui non sia umida, la preghiera è da considerarsi nulla.

4)       il posto ove l’orante appoggia la fronte non deve essere piú alto o piú basso di quattro dita del posto ove appoggia i ginocchi e la punta degli alluci.

La direzione

La ka’bah, che si trova nella santa città della mecca, è il punto verso cui ci si deve nel compiere la preghiera. per chi è distante dalla ka’bah, è sufficiente stare in piedi o seduto in maniera tale che possa essere detto che sta pregando in tale direzione. lo stesso dicasi per qualsiasi altro rito che, come la macellazione delle bestie, ad esempio, va fatto rivolgendosi verso la ka’bah. chi poi non è in grado di pregare nemmeno in posizione seduta, deve distendersi sul fianco destro in modo tale che la parte anteriore del corpo sia rivolta in direzione della ka’bah; se ciò non dovesse essere possibile, è necessario assumere una tale posizione distendendosi sul fianco sinistro, e nel caso che nemmeno ciò sia possibile bisogna distendersi sul dorso in modo che la pianta dei piedi sia rivolta verso la ka’bah.

Se colui che intende pregare, dopo aver condotto un’accurata indagine, non riesce a trovare la direzione da assumere per la preghiera, deve osservare la direzione nella quale pregano i musulmani del posto o la disposizione delle tombe dei loro defunti o altre cose, e orientarsi nella direzione che suppone essere quella giusta.

La preghiera

Introduzione

Come abbiamo avuto occasione di dire all’inizio di questo libro i princípi e i precetti della religione islamica si suddividono in tre parti: i princípi della fede, l’etica e le norme. dopo aver conosciuto dio, occorre eseguire determinati atti, quali la preghiera e il digiuno, che sono il segno della nostra sottomissione al signore.

in questo capitolo illustreremo le norme relative alla preghiera e nel prossimo quelle inerenti al digiuno.

Dice dio l’eccelso: “quando chiedono ai dannati: ‘che cosa vi ha condotto nel fuoco dell’inferno?’, rispondono: ‘non eravamo fra coloro che pregavano’”. [163]

Il sommo profeta disse: “la preghiera è il pilastro della religione; se essa viene accettata da dio, verranno accettati anche gli altri atti di adorazione, se invece non viene accettata, non verranno accettati neanche gli altri atti di adorazione”.

Dio l’altissimo, nel corano, afferma: “guai allora a coloro che adempiono all’obbligo della preghiera dimentichi di dio”. [164]

Colui che prega senza attribuire alla preghiera la sua debita importanza è come se non pregasse affatto. un giorno il nobile profeta entrò in moschea e vide una persona che pregava senza però compiere in modo completo gli inchini e le prosternazioni della propria preghiera. il messaggero di dio disse allora: “se quest’uomo morisse in tale stato non lascerebbe questo mondo da musulmano”.

La preghiera deve essere eseguita con sottomissione e devozione; durante la sua esecuzione bisogna tenere bene presente a chi ci si sta rivolgendo. È inoltre necessario compiere in modo corretto gli inchini, le prosternazioni e tutti gli altri atti della preghiera. È in tal modo che si può trarre beneficio dai suoi sublimi vantaggi.

Se qualcuno si lava cinque volte al giorno in un corso d’acqua, non resterà sul suo corpo nessuna sporcizia; in modo analogo, le cinque preghiere quotidiane purificano l’uomo dal peccato.

Dio nel corano dice: “in verità, la preghiera trattiene dagli atti turpi e indegni” [165]. in effetti, le norme e le condizioni che regolano questo atto di adorazione sono tali che se l’orante le rispetta mai sarà esposto al male. ad esempio, una delle condizioni di validità della preghiera è che l’abito che si indossa durante la sua esecuzione non deve essere stato usurpato. la legge islamica dice che se il vestito indossato durante la preghiera possiede anche un solo filo usurpato la preghiera risulta invalida. ora, l’orante che si astiene fino a tal punto dall’illecito non è possibile che usurpi i beni del prossimo o ne calpesti i diritti. inoltre la preghiera viene accettata da dio quando l’individuo abbia allontanato da sé i vizi, i quali sono l’origine di tutti i mali; l’orante che ci tiene a vedere la propria preghiera accettata da dio si tiene quindi lontano da questi vizi e di conseguenza rimane al riparo da ogni turpitudine, da qualsiasi male.

se certi individui, pur compiendo le loro preghiere, commettono azioni turpi e riprovevoli, la ragione di ciò risiede nel fatto che essi non rispettano le norme e le condizioni necessarie della preghiera. di conseguenza la loro preghiera non viene accettata da dio ed essi non riescono a giovarsi dei suoi sublimi vantaggi.

L’importanza che il sacro legislatore dell’islam ha dato alla preghiera è cosí grande che egli l’ha resa obbligatoria in qualsiasi stato ci si trovi, persino in istato di agonia. in tale stato, se, ad esempio, non si è in grado di recitare la sura aprente, l’altra sura prescritta e le altre formule della preghiera, bisogna eseguire tali recitazioni nel pensiero. se inoltre non si riesce a pregare in posizione eretta, bisogna pregare stando seduti e se non si riesce ad assumere nemmeno tale posizione bisogna sdraiarsi. in battaglia, quando, orientandosi in direzione della sacra ka’bah, si corra il rischio di venire uccisi dal nemico, oppure quando non è possibile orientarsi in tale direzione, l’obbligo di eseguire la preghiera in tale direzione non sussiste piú. insomma, in nessun caso si viene dispensati dall’eseguire la preghiera.

Le preghiere obbligatorie

Le preghiere obbligatorie sono sei:

1)       le preghiere quotidiane;

2)       la preghiera dei segni;

3)       la preghiera funebre;

4)       la preghiera della circumambulazione obbligatoria intorno alla ka’bah;

5)       le preghiere non eseguite dal padre e dalla madre, il cui obbligo ricade sul figlio piú anziano;

6)       le preghiere che ci si è impegnati a compiere in cambio di un compenso o mediante un voto, un giuramento o una promessa fatta a dio.

Le componenti obbligatorie della preghiera

Le componenti obbligatorie della preghiera sono undici:

1)              l’intenzione di compierla in adempimento di ciò che dio ha prescritto;

2)              il takbíratul’ihràm, e cioè la magnificazione con la quale si inizia la preghiera;

3)              le posizioni erette che bisogna assumere al momento di pronunciare il takbíratul’ihràm e immediatamente prima di compiere l’inchino;

4)              l’inchino;

5)              la coppia di prosternazioni;

6)              la recitazione della sura aprente e della surah [166];

7)              la testimonianza;

8)              il saluto;

9)              il rispetto dell’ordine prescritto nell’esecuzione delle parti della preghiera;

10)           mantenere un atteggiamento serio ed essere calmi durante l’esecuzione della preghiera;

11)           l’esecuzione delle varie parti della preghiera senza pause né intervalli, l’una dietro l’altra.

Di queste undici componenti le prime cinque sono indispensabili, nel senso che se una sola di esse viene alterata, indipendentemente dal fatto che lo si faccia in modo intenzionale o meno, la preghiera è nulla. le rimanenti sei invece sono obbligatorie ma non indispensabili, nel senso che l’alterazione di ciascuna di esse annulla la preghiera solamente nel caso in cui avvenga in modo intenzionale.

Le componenti indispensabili della preghiera

L’intenzione

La preghiera dev’essere compiuta con l’unico scopo di eseguire il comando divino; non è necessario formulare tale intenzione nel cuore o a parole, dicendo ad esempio: “eseguo le quattro unità della preghiera del mezzogiorno con l’intento di adempiere al comandamento divino”.

Il takbíratul’ihràm

Dopo aver recitato l’azàn [la chiamata per la preghiera] e l’igàmah [formula molto simile all’azàn], con l’intenzione di compiere la preghiera solamente per adempiere al comandamento divino, si inizia la preghiera pronunciando il takbíratul’ihràm, che consiste nella frase “allâhu akbar”.

Pronunciando tale formula azioni quali mangiare, bere, ridere e volgere le spalle alla direzione della ka’bah divengono proibite.

nel pronunciare il takbíratul’ihràm è meritorio alzare le mani all’altezza delle orecchie; con tale gesto ricordiamo l’incommensurabile grandezza di dio, consideriamo tutto ciò che è altro da lui piccolo e irrilevante e ci astraiamo da esso.

La posizione eretta

Le posizioni erette da assumersi durante la recitazione del takbíratul’ihràm e immediatamente prima dell’inchino sono indispensabili, mentre quelle da assumere durante la recitazione della sura aprente e surah sono obbligatorie ma non indispensabili. cosí, se ad esempio qualcuno dimentica l’inchino e prima di compiere la prosternazione si ricorda che non lo ha eseguito, deve prima assumere la posizione eretta e poi compiere l’inchino; se però si alza e compie direttamente l’inchino, la sua preghiera sarà nulla, perché l’assunzione della posizione eretta immediatamente prima dell’inchino è, come abbiamo già detto, indispensabile.

L’inchino

Dopo aver recitato l’aprente e la surah, occorre piegarsi in modo tale che le mani tocchino le ginocchia; questo atto si chiama “inchino” [rukú]. raggiunta tale posizione è necessario pronunciare la frase “subĥâna rabbialºaèîmi wa biĥamdih” o in alternativa la formula “subĥânallâhi subĥânallâhi subĥânallâh”.

Dopo l’inchino, occorre tornare in posizione eretta e quindi prosternarsi.

La coppia di prosternazioni

La prosternazione [sajdah] consiste nel poggiare la fronte, la palma delle mani, la parte prominente delle ginocchia e la punta dei due alluci al suolo. raggiunta tale posizione è necessario pronunciare la frase “subĥâna rabbîal-aºlâ wa biĥamdih” o, in alternativa, la formula “subĥânallâhi subĥânallâhi subĥânallâh”. dopodiché ci si asside, quindi si compie una seconda prosternazione e si ripete la frase [o, in alternativa, la formula] precedente.

La fronte dev’essere appoggiata su della terra o su un prodotto della terra. si faccia però attenzione che non è lecito appoggiare la fronte su cose commestibili, su indumenti o su prodotti o sostanze minerali.

La testimonianza e il saluto

Se la preghiera è formata da due unità [come quella del mattino], dopo aver compiuto le prime due prosternazioni bisogna tornare in posizione eretta, recitare l’aprente [167] e la surah [168], compiere il gunút [169] e dopo aver eseguito l’inchino e le due prosternazioni si recita la testimonianza [170] e poi il saluto [171].

Se invece la preghiera è formata da tre unità [come quella del tramonto], dopo aver recitato la testimonianza si torna in posizione eretta e si recita una volta sola la sura aprente o, in alternativa, si ripete tre volte “subĥânallâhi walĥamdu lillâhi wa lâ ilâha illallâhu wallâhu akbar”. si porta quindi a termine l’unità di preghiera con un inchino e due prosternazioni e dopodiché si termina l’orazione recitando la testimonianza e il saluto.

Se infine la preghiera è formata da quattro unità [come le preghiere del mezzogiorno, del pomeriggio e della sera], al termine della terza unità si torna in posizione eretta per compiere un’unità in tutto simile alla precedente, quindi si recitano la testimonianza e il saluto.

La preghiera dei segni

La preghiera dei segni diviene obbligatoria a causa d’eclissi solari, d’eclissi lunari, indipendentemente dal fatto che siano totali o parziali e che spaventino o no la gente, e di terremoti, indipendentemente dal fatto che spaventino o no la gente. diviene altresí obbligatoria a causa di tuoni, lampi di venti che alterano il colore dell’atmosfera facendola diventare nera o rossa (e fenomeni simili a questi) a condizione però che la maggior parte della gente venga da essi spaventata.

La preghiera dei segni è formata da due unità, ognuna delle quali comprende cinque inchini. chi intendere compierla deve dapprima recitare il takbíratul’ihràm, quindi recitare l’aprente, poi la surah e infine compiere il primo inchino. tornato in posizione eretta dopo l’inchino, deve nuovamente recitare l’aprente, poi la surah e infine compiere il secondo inchino. l’orante dovrà procedere in tal modo fino ad avere alternato cinque recitazioni a cinque inchini. dopo il quinto inchino tornerà nuovamente in posizione eretta ed eseguirà quindi le prime due prosternazioni della preghiera. la seconda unità dovrà essere eseguita in modo identico alla prima e dopo la seconda coppia di prosternazioni della preghiera bisognerà recitare la testimonianza e il saluto.

È lecito all’orante compiere la preghiera dei segni in modo piú semplice. egli può infatti recitare un’unica surah, suddividendola in cinque parti che dovrà recitare ognuna delle cinque volte in cui permarrà in posizione eretta dopo l’inchino. dopo aver recitato l’aprente e la prima delle cinque parti della surah che ha scelto di recitare, dovrà eseguire il primo inchino della preghiera; dopodiché dovrà tornare in posizione eretta e, senza recitare l’aprente, recitare la seconda parte della surah. in modo analogo dovrà recitare le altre tre parti della surah in modo da terminarla prima del quinto inchino. tornato in posizione eretta dopo il quinto inchino, eseguirà le due prosternazioni, si alzerà nuovamente, eseguirà la seconda unità in modo perfettamente analogo alla prima e terminerà la preghiera recitando la testimonianza e il saluto.

La preghiera del viaggiatore

In viaggio, nel caso in cui siano presenti sei condizioni, bisogna ridurre a due unità le preghiere quotidiane formate da quattro unità. queste condizioni sono:

1)                la distanza percorsa durante il viaggio non deve essere inferiore a otto parasanghe oppure deve essere di almeno quattro parasanghe all’andata e quattro al ritorno;

2)                fin dall’inizio bisogna avere l’intenzione di compiere uno spostamento di lunghezza non inferiore alle otto parasanghe e

3)                non bisogna inoltre cambiare idea durante il viaggio;

4)                il viaggio non deve avere scopi illeciti;

5)                il viaggiatore non deve essere di quelle persone il cui mestiere implica il viaggiare (come gli autisti); tali persone infatti durante il viaggio devono compiere per intero le loro preghiere di quattro unità, salvo che non dimorino stabilmente per dieci giorni nel proprio luogo di residenza, nel qual caso, fino a tre viaggi, devono compiere le preghiere di quattro unità in forma abbreviata.

6)                bisogna allontanarsi dalla propria città (o dal luogo in cui si ha l’intenzione di dimorare per dieci giorni) in misura tale da non vederne piú le mura e non sentirne piú la chiamata per la preghiera [azàn].

Della preghiera in congregazione

È meritorio che i musulmani eseguano le loro preghiere quotidiane in congregazione. il merito della preghiera eseguita in congregazione è migliaia di volte superiore a quello della preghiera compiuta isolatamente.

Le condizioni della preghiera in congregazione sono:

1)                l’imam [viene chiamato cosí chi dirige la preghiera in congregazione] deve aver raggiunto l’età del dovere [età nella quale si è gravati degli obblighi religiosi], dev’essere credente, equo [àdil] e figlio legittimo; deve essere inoltre in grado di eseguire correttamente la preghiera. se il ma’múm [viene chiamato cosí chi segue l’imam] è un uomo, anche l’imam deve essere uomo.

2)                tra l’imam e il ma’múm non devono esistere tende (o cose simili) che impediscano a quest’ultimo di vederlo; tuttavia se il ma’múm è una donna tale condizione non sussiste.

3)                il posto nel quale l’imam esegue la preghiera non deve essere piú alto di quello del ma’múm; se però è leggermente piú elevato (all’incirca quattro dita o meno) non vi è inconveniente.

4)                il ma’múm deve stare piú indietro dell’imam o, al limite, a un’altezza pari alla sua.

Per finire ricordiamo alcune delle prescrizioni riguardanti la preghiera in congregazione:

1)                il ma’múm deve recitare sempre tutte le formule della preghiera, ad eccezione dell’aprente e della surah; nel caso però che la prima o la seconda unità della sua preghiera venga a coincidere con la terza o la quarta unità di quella dell’imam deve recitare anche queste due formule. in tali casi inoltre, se la recitazione della surah da parte del ma’múm fa sí che esso arrivi in posizione di inchino dopo che l’imam è già uscito da tale posizione, egli non dovrà recitarla e dovrà limitarsi alla sola sura aprente. nel caso poi che arrivi in posizione d’inchino quando ormai l’imam si è già sollevato, dovrà proseguire la preghiera da solo, senza cioè seguire l’imam.

2)                il ma’múm deve eseguire l’inchino, la prosternazione e gli altri atti della preghiera contestualmente o subito dopo all’imam, eccetto la recitazione del takbíratul’ihràm e del saluto che devono assolutamente essere eseguite dopo l’imam.

3)                se il ma’múm, nel momento in cui l’imam è inchinato, esegue il takbíratul’ihràm e, prima che esso si alzi, lo raggiunge in tale posizione, la preghiera è valida e un’unità di essa viene in tal modo completata.

Il digiuno

Introduzione

Uno dei fondamentali precetti della sacra religione islamica è il digiuno. È obbligatorio per qualsiasi persona che abbia raggiunto l’età del dovere digiunare durante tutto il mese il mese di ramadàn, ossia astenersi, allo scopo di obbedire al comandamento divino, dalla chiamata per la preghiera del mattino sino al magrib e per tutta la durata di questo santo mese, da tutto ciò che invalidi il digiuno (gli agenti invalidanti del digiuno si chiamano muftiràt).

il digiuno nell’islam è molto raccomandato; questa sacra religione dà un grande valore a questo sacro atto di adorazione. la ricompensa del digiuno è cosí rilevante che il profeta disse: “dio ha detto: ‘il digiuno mi appartiene e sarò io stesso a dare la sua ricompensa’”.

il digiuno, con le sue peculiari condizioni, svolge un ruolo straordinariamente efficace nel liberare l’uomo dal giogo dei suoi desideri, delle sue brame e dei suoi appetiti sensuali, e nel purificare il suo spirito dalle contaminazioni causate dal peccato.

il sommo profeta, rivolgendosi a jàbir ibni abdillàh al’ansàri, dichiarò: “o jàbir, questo è il mese di ramadan! chiunque digiuni durante i suoi giorni, vegli in ricordo di dio durante le sue notti e per tutta la sua durata non mangi nulla di illecito, non commetta peccati carnali e trattenga la lingua dal peccato, diverrà puro come lo era quando venne alla luce”. disse allora jàbir: “o inviato di allah, qual buona notizia!” e il nobile profeta replicò: “o jàbir, come dure sono le sue condizioni”.

L’imam assàdig disse: “il digiuno è un solido scudo contro il fuoco dell’inferno”.

Ramadan, il mese di dio

Nelle tradizioni islamiche sono stati usati nomi molto belli e attraenti (quali “mese benedetto”, primavera della recitazione del corano”) per indicare il santo mese di ramadan. tuttavia il piú elevato e bello di questi nomi è “mese di dio”.

Sebbene ogni mese sia mese di dio, il mese di ramadan è stato nominato in tal modo per via della sua straordinaria importanza; ciò gli conferisce un’eccellenza e una spiritualità del tutto particolari. È durante questo mese che il piú grande libro celeste (il glorioso corano) è stato rivelato.

Con l’arrivo del benedetto mese di ramadan le porte della misericordia del signore si aprono alle sue creature. una luminosità e una serenità del tutto particolari sorgono nell’animo umano; nei digiunanti appare una speciale disposizione all’adorazione di dio, alla purificazione dell’anima e alla correzione del carattere.

Il sommo profeta, nell’ultimo venerdí del mese di sha’bàn, a proposito del valore e della grandezza del mese di dio, disse: “o gente, il mese di dio, assieme a prosperità, misericordia e perdono, è giunto a voi; mese che per dio è il migliore dei mesi, i cui giorni sono i migliori giorni, le cui notti sono le migliori notti e le cui ore sono le migliori ore. È il mese nel quale venite invitati al convito di dio e godete della sua grazia e della sua magnanimità. in esso il vostro respiro avrà la ricompensa della glorificazione, della lode, della menzione di dio e il vostro sonno dell’adorazione di dio. in questo mese ogniqualvolta vi volgerete verso dio e vi fermerete alla sua soglia, egli esaudirà le vostre preghiere. chiedete allora a dio, con sincerità, devozione e purezza di intenti, che vi accordi la possibilità di digiunare e di recitare il corano, poiché disgraziato è chi in questo mese pieno di grazia e prosperità non riceva il perdono e la misericordia di dio”.

Il digiuno e il timor di dio

Dice dio l’altissimo nel glorioso corano: “o credenti, vi è stato prescritto il digiuno come fu prescritto ai popoli che vi hanno preceduto, affinché possiate divenire timorati”. [172]

L’islam ordina ai suoi fedeli di digiunare un mese intero ed essi eseguendo questo ordine creano in sé delle ottime basi spirituali per diventare timorati. in effetti, se l’uomo riesce ad astenersi dai desideri naturali del proprio corpo, riuscirà facilmente a non farsi dominare dalle proprie passioni.

Per raggiungere un tale grado di perfezione la religione islamica non considera sufficiente la sola astensione dal mangiare e dal bere, ma ordina altresí che chi digiuna si astenga da tutto ciò che è causa di corruzione e peccato, da ogni cosa che porta l’uomo a essere tentato da satana, che lo spinge a divenire succube dei suoi ribelli desideri passionali.

Gli agenti invalidanti

Diverse cose annullano il digiuno, tra cui:

1)                mangiare e bere, anche se si mangia o si beve qualcosa di inusitato, come la terra e la linfa degli alberi;

2)                la copulazione;

3)                fare in modo da eiaculare;

4)                attribuire qualcosa di falso a dio, al profeta e agli imam;

5)                fare arrivare della polvere densa alla gola;

6)                immergere completamente la testa nell’acqua;

7)                non compiere la lavanda conseguente al coito, alle mestruazioni e alle perdite di sangue dovute al parto prima del sorgere dell’alba sincera;

8)                fare un clistere;

9)                vomitare intenzionalmente.

Per maggiori dettagli si consulti la raccolta dei responsi del mujtahid dal quale si fa il taglíd.