Ogni creatura difende la propria esistenza e i propri interessi e dispone di
una forza difensiva che gli permette di respingere i propri nemici.
L’uomo, in modo istintivo, crede necessario difendersi e distruggere il
nemico che ha intenzione di annientarlo. Allo stesso modo, se qualcuno cerca
di compromettere i suoi interessi vitali, egli si mette in istato di allerta
e tenta, con qualsiasi mezzo a sua disposizione, di contrastarne il passo.
Questo naturale istinto, insito in ogni essere umano, si riflette anche sulle
società. In altri termini, il nemico che minaccia gli individui di una
qualsiasi società o che ne mette in pericolo l’indipendenza sociale
viene da essa condannato a morte. Da quando l’uomo e le società
umane esistono, questa concezione (che ogni individuo o società ha il
diritto di prendere qualsiasi decisione, di reagire con severità e rigore
nei confronti del proprio nemico mortale) esiste parimenti.
L’Islam, religione sociale fondata sul monoteismo, considera coloro che
rifiutano di accettare la verità e la giustizia suoi nemici vitali e
perturbatori dell’ordine mondiale. Per la religione islamica tali individui
non hanno nessun valore e non sono degni di alcun rispetto.
Dal momento che essa è una religione universale e non è destinata
a classi o nazioni particolari, lotta contro i politeisti che dopo essere stati
motivati con chiare e rigorose argomentazioni e aver sentito saggi consigli
si rifiutano ancora di accettare la verità e di sottomettersi ai precetti
divini, e lo fa al fine di costringerli a piegarsi dinanzi alla verità
e alla giustizia.
Questo è in breve il nocciolo delle norme concernenti la gihad ed è
perfettamente conforme al metodo che ogni società adotta istintivamente
per contrastare e combattere i suoi nemici vitali.
L’Islam, a dispetto della propaganda che viene fatta da gente presuntuosa
e malintenzionata, non è la religione della spada; differisce infatti
dal metodo imperialistico la cui ragione si fonda sulla violenza e sugli intrighi
politici. Si tratta piuttosto di una religione fondata da Dio, che con la Sua
celeste parola si rivolge alla gente mediante la logica e la ragione e invita
le Sue creature ad accettare un credo conforme alla loro natura. Una religione
il cui saluto comune è “pace” [“salàm”]
e il cui programma universale si basa, secondo quanto afferma espressamente
il Corano , sulla pace e la riconciliazione, non può assolutamente essere
la religione della spada e della violenza.
Nelle importanti e difficili guerre che i Musulmani affrontarono all’epoca
del sommo Profeta, quando la luce dell’Islam illuminava ormai tutta la
penisola arabica, le perdite dei Musulmani non oltrepassarono le duecento persone
e quelle dei miscredenti non raggiunsero il migliaio . È quindi alquanto
ingiusto affermare che l’Islam è la religione della spada e della
violenza.
L’Islam fa guerra alle seguenti categorie di persone:
Fuggire sul campo di battaglia, volgere le spalle al nemico significa considerare
la propria vita piú preziosa di quella degli individui della società.
In realtà questo vile gesto equivale a permettere al nemico, che minaccia
sotto ogni aspetto la società, di distruggere i sacri princípi
dell’Islam, di togliere la vita agli individui della società, di
appropriarsi dei loro beni e di offendere il loro onore.
È per questo motivo che fuggire davanti al nemico in caso di gihad o
di difesa è secondo l’Islam un peccato maggiore. Dio l’Altissimo,
nel Corano, promette espressamente il fuoco dell’Inferno per coloro che
si macchiano di questa gravissima colpa: “Colui che nella gihad
o nei casi in cui è necessario difendersi dal nemico volta le spalle
al nemico e fugge, a meno che non intenda sferrare un nuovo e piú efficace
attacco oppure unirsi a un altro gruppo di combattenti, incorrerà nell’ira
di Dio e la sua dimora sarà l’Inferno”[1].
Da quanto abbiamo finora detto si evince che la difesa della società
islamica, del territorio in cui vivono i Musulmani è uno dei piú
importanti doveri islamici.
Dice Dio l’Altissimo: “E non chiamate morti coloro che sono
caduti sul sentiero di Dio. No, essi sono vivi! Voi però non comprendete”[2].
La storia degli uomini che all’inizio dell’era islamica, decisi
a sacrificarsi, partecipavano a cruente guerre e dei martiri uccisi crudelmente
dai nemici dell’Islam, è assai stupefacente e altrettanto esemplare.
Sono stati questi eroi a rinsaldare, con il loro santo sangue e con i loro corpi
laceri, la base di questa sacra religione.
Come è necessario combattere il nemico esterno e proteggere la società
dagli attacchi dello straniero, nella stessa maniera occorre lottare contro
il nemico interno. Questo nemico è colui che infrange la linea di condotta
generale e le leggi in vigore, turbando in tal modo l’ordine pubblico.
È per prevenire questi inconvenienti e preservare l’ordine pubblico
e il regolare svolgimento delle attività della gente che nei gruppi umani
organizzati si fa ricorso a delle forze di sicurezza e a punizioni di vario
tipo previste per i trasgressori.
L’Islam, oltre alle forze di sicurezza e alle punizioni, ha imposto a
tutti gli individui della società il dovere di ordinare di compiere gli
atti che Dio ha reso obbligatorio a coloro che li omettono e di vietare quelli
che Egli ha proibito a coloro che li compiono. In tal modo la religione islamica
estende la lotta contro il nemico interno a un numero maggiore di persone e
la rende cosí piú efficace.
La principale differenza tra l’Islam e gli atri metodi sociali è
che questi si interessano solamente a correggere le azioni e le attività
degli individui, mentre la religione islamica si preoccupa anche di correggere
e migliorare il loro carattere. Essa lotta sia contro la delinquenza e la corruzione
materiale che contro la decadenza spirituale.
I peccati che l’Islam ha proibito lasciano nefaste tracce e hanno indesiderate
ripercussioni sulla società.
Alcuni di essi corrompono direttamente gli individui che li compiono e indirettamente
la società; essi possono essere paragonati alle ferite locali o alle
disfunzioni del corpo umano. La maggior parte dei peccati che portano l’uomo
a calpestare i diritti divini e non gli permettono di manifestare la sua inferiorità
dinanzi a Dio, di adorarlo e onorarlo (come l’astenersi dal compiere la
preghiera e il digiuno obbligatori), sono di questo tipo.
Altri invece minacciano direttamente la vita sociale degli uomini, distruggendo
la loro società. Possiamo paragonarli a quelle malattie che mettono direttamente
in pericolo la vita dell’uomo. Mentire, calunniare, molestare i genitori,
far maldicenza e commettere adulterio sono solo alcuni esempi di questo genere
di colpe.
Piú complessa e impegnativa della difesa del territorio è la
difesa della verità, che costituisce il principale obiettivo della religione
islamica, la quale proviene dal Vero, non contiene che il vero e non ha altro
scopo che difendere e restaurare il vero. È per questo che viene chiamata
“Religione del Vero”.
Dio l’Eccelso descrive il Corano, che comprende ogni verità, nel
seguente modo: “Il Corano guida alla verità e al sentiero
nel quale non esiste alcuna contraddizione, alcun contrasto”[3].
È per questo che ogni Musulmano è tenuto a seguire la verità,
dire la verità, intendere la verità e difenderla con tutte le
sue forze e con tutti i mezzi a sua disposizione.