Se ci rivolgiamo alla nostra ragione, se ci affidiamo alla nostra coscienza, 
  comprendiamo che quest’universo non può essere venuto ad esistere 
  da sé e che il suo meraviglioso ordine non può compiersi senza 
  l’opera di un ordinatore. Sicuramente vi è un creatore che, mercé 
  la propria illimitata potenza e infinita conoscenza, ha dato origine a quest’immenso 
  e magnifico universo e lo ha messo in movimento con un preciso ordine e secondo 
  leggi costanti e invariabili. Nulla è stato creato invano e nessun essere 
  può sfuggire alle divine leggi che governano l’universo.
  Se l’uomo getta uno sguardo privo di pregiudizi sul creato, constaterà 
  ovunque i segni e le prove della pura esistenza del Creatore e sentirà 
  ogni cosa testimoniargli la sussistenza di tale realtà.
  In effetti, tutto ciò che l’uomo è in grado di osservare 
  in questo sterminato universo o appartiene alla categoria degli esseri creati 
  da Dio, o a quella delle proprietà che Egli ha posto in essi, oppure 
  è una manifestazione di quell’ordine che per divino decreto governa 
  ogni cosa.
  L’uomo stesso, con l’intera sua esistenza, testimonia l’esistenza 
  del Creatore; egli infatti non si è autocreato, le proprietà che 
  manifesta non dipendono dalla sua scelta, l’ordine dal quale è 
  governato sin dal primo istante della sua nascita non è frutto dei propri 
  provvedimenti. Come può quindi supporre che questo strabiliante sistema 
  sia frutto del caso? Come può attribuire la propria esistenza e l’ordine 
  che la governa all’ambiente nel quale è nato? Non è infatti 
  vero che l’esistenza di tale ambiente e l’ordine dal quale è 
  governato non derivano da questo stesso ambiente e non sono nemmeno frutto del 
  caso?
  L’uomo non può negare tali verità ed è per questo 
  che non ha altra alternativa che accettare l’esistenza di una suprema 
  causa che ha dato origine a ogni cosa e ha fondato l’infallibile ordine 
  cosmico. Con un minimo di attenzione si renderà conto che è il 
  Creatore che dona l’esistenza a ogni essere e secondo un particolare ordine 
  lo fa permanere guidandolo verso la propria particolare perfezione. Ora, nell’istante 
  in cui l’uomo diviene consapevole del fatto che gli esseri sono tutti 
  in relazione tra di loro e tutti insieme formano un unico straordinario sistema 
  governato da un unico perfetto ordine, non può non accettare l’unicità 
  del Creatore.
  A tal proposito il generoso Corano dice: “Se oltre al Dio Unico fossero 
  esistite altre divinità nell’universo, questo sarebbe certamente 
  andato in sfacelo”
    Il versetto intende dire che se diverse divinità avessero governato l’universo 
  e se, come affermano gli idolatri, ogni parte del cosmo fosse stata diretta 
  da una divinità particolare (e la terra, il cielo, il mare, le foreste 
  avessero avuto ciascuno un dio a parte), la diversità di tali divinità 
  avrebbe fatto sí che in ogni parte dell’universo venisse a stabilirsi 
  un ordine diverso e di conseguenza tutto sarebbe andato in rovina. Vediamo però 
  che esiste una coordinazione perfetta tra le diverse componenti del cosmo; esse, 
  tutte insieme, formano un unico immenso sistema.
  Bisogna quindi concludere che è un unico essere che ha creato l’universo 
  e che lo sta magnificamente mantenendo e dirigendo.
  Taluni potrebbero a questo punto supporre che siccome questi ipotetici dèi 
  sono saggi e sanno che le loro eventuali divergenze manderebbero in rovina il 
  cosmo, evitano di contrastarsi a vicenda. Questa supposizione è però 
  assurda, poiché una divinità che dirige il creato (o una parte 
  di esso) e ne regge l’ordine, non la bisogno come noi di pensare e meditare 
  sulla creazione per svolgere le proprie azioni. Cerchiamo di spiegare meglio 
  la questione.
  Dal momento in cui rivolgiamo la nostra attenzione al mondo e contempliamo lo 
  straordinario ordine dal quale è governato, la nostra mente inizia a 
  raccogliere riguardo al sopraccitato ordine, una serie di informazioni, le quali 
  si pongono a fondamento del nostro sapere, della nostra conoscenza. Successivamente, 
  nel momento in cui ci diamo da fare per soddisfare i nostri bisogni quotidiani, 
  conformiamo le nostre azioni alle sopraccitate informazioni, affinché 
  risultino concordi all’ordine che governa l’intero universo. Ad 
  esempio, per saziarci mangiamo, per dissetarci beviamo, per proteggerci dal 
  freddo e dal caldo indossiamo abiti adeguati. Facciamo tutto ciò in quanto 
  abbiamo visto che nell’ordine universale tali bisogni sono soddisfatti 
  con questi mezzi.
  Da questo punto di vista allora le nostre azioni sono subordinate al nostro 
  pensiero, il quale, a sua volta, è subordinato all’ordine universale. 
  Ne risulta che le nostre azioni sono indirettamente subordinate all’ordine 
  cosmico.
  Tale subordinazione però non esiste nel caso della divinità che 
  ha creato l’universo (o una parte di esso) e che lo sta mantenendo e dirigendo. 
  È infatti assurdo che tale divinità agisca conformemente a una 
  precedente meditazione che deriva da ciò che essa stessa ha creato e 
  sta mantenendo e dirigendo. Ora, facendo attenzione su quanto è stato 
  sopra detto si comprende l’assurdità della supposizione inizialmente 
  citata.