È forse possibile credere che il Signore, con tutta la misericordia 
  e la sollecitudine che ha verso le sue creature, possa abbandonare a se stesso 
  l’uomo, capolavoro della creazione? È possibile pensare che il 
  Signore possa abbandonare gli individui della società umana ai propri 
  intelletti, che sono per lo piú in preda alle passioni e, perciò, 
  traviati ed erranti? La risposta a queste domande è fin troppo chiara: 
  egli per mezzo d’infallibili messaggeri ha inviato agli uomini le Sue 
  leggi, affinché applicandole possa raggiungere la beatitudine e la felicità.
  Dio l’Altissimo con il Suo infinito potere, in assoluta autosufficienza, 
  ha creato l’universo e lo ha colmato di innumerevoli benefici.
  Tutte le creature, dal primo giorno della loro comparsa, vengono da Dio sostenute, 
  guidate verso un ben determinato obiettivo e godono costantemente dei suoi benefici. 
  Ci è sufficiente considerare le diverse fasi della nostra vita (dall’allattamento 
  alla vecchiaia, passando per l’infanzia e la gioventú) per comprendere 
  l’infinita cura e l’illimitata misericordia che il Signore ha riversato 
  su di noi.
  La persona dotata di sano intelletto, meditando su tale questione, comprenderà 
  che Dio è piú misericordioso di qualsiasi altro essere nei confronti 
  di ciascuna delle Sue creature. È per effetto di questa Sua immensa misericordia 
  che Egli vuole costantemente il bene delle Sue creature e mai desidera il loro 
  danno, la loro rovina.
  L’uomo è una delle creature di Dio; noi sappiamo che se aspira 
  alla felicità e alla beatitudine deve essere realista e retto. In altre 
  parole, se l’uomo aspira alla felicità deve avere una fede fondata 
  su saldi e corretti principi, un carattere integro e una buona condotta. Ci 
  chiediamo però a questo punto come può l’uomo raggiungere 
  una tale condizione?
  È possibile che qualcuno arrivi alla conclusione che l’uomo tramite 
  il proprio intelletto può distinguere il bene dal male, il vero dal falso 
  e in tal modo raggiungere tale obbiettivo. Bisogna però sapere che l’intelletto 
  da solo non ha il potere di fare ciò, non è in grado di guidare 
  l’uomo al realismo e alla rettitudine. Tutti i vizi e le cattive azioni 
  che tormentano ogni giorno le diverse società umane riguardano infatti 
  uomini dotati di intelletto; esso per effetto di egoismo, avidità e passionalità 
  rimane sopraffatto dai sentimenti, diventa succube delle passioni e di conseguenza 
  essi si traviano, escono dal retto sentiero.
  Si conclude quindi che è necessario che Dio l’Altissimo ci guidi 
  verso la beatitudine, ci inviti alla salvezza con un mezzo che, a differenza 
  dell’intelletto, non possa essere soggiogato dalle passioni e sia infallibile 
  nella propria funzione di guida delle genti sul retto sentiero. Si dimostra 
  che questo mezzo non può essere altro che la “missione profetica”.
  Da quanto è stato detto riguardo all’unicità divina si è 
  compreso che la formazione e lo sviluppo delle cose, come pure la loro creazione, 
  è opera di Dio l’Altissimo. In altre parole è Dio che guida 
  e dirige ogni essere dell’universo (che dal primo istante della propria 
  comparsa si dà continuamente da fare per sopravvivere, completarsi e 
  diventare cosí relativamente autonomo) sulla via della permanenza e del 
  compimento.
  In base a ciò si può con certezza dedurre che ogni specie esistente 
  permane secondo un particolare piano genetico che ogni individuo a essa appartenente 
  esegue col suo specifico modo di vivere. Piú esplicitamente, ogni genere 
  ha una ben determinata serie di doveri nell’armonia dei mondi, verso i 
  quali viene guidata da Dio l’Altissimo.
  A tal proposito il nobile Corano afferma: “(Mosè) disse: ‘Il 
  nostro Dio è Colui che ha donato a ogni cosa la sua particolare natura 
  e poi l’ha guidata”1.
  Tutte le componenti dell’universo seguono tale norma: le stelle del cielo, 
  la terra che calpestiamo, gli elementi che vi si trovano, i composti che danno 
  luogo ai fenomeni elementari, i vegetali e gli animali. In termini generali, 
  tale condizione si estende anche all’uomo. Il suo caso presenta però 
  una fondamentale differenza, della quale intendiamo ora dare una breve spiegazione.
  Il globo terrestre, creato milioni di anni fa, esercitando (nel proprio raggio 
  d’azione e nella misura in cui i fattori contrari gli lo permettono) le 
  proprie recondite forze svolge le sue diverse azioni e produce, con i suoi moti 
  di rotazione e di rivoluzione, gli effetti relativi alla propria esistenza, 
  garantendosi in tal modo la propria permanenza. Fino a quando un fattore piú 
  potente non lo ostacolerà questo straordinario pianeta continuerà 
  a svolgere le sue azioni, a eseguire tutti i doveri che ha nell’ordinato 
  e armonico sistema universale.
  Il mandorlo, dal momento in cui il nocciolo da cui deriva germoglia fino al 
  giorno in cui diviene un albero completo, ha determinati doveri inerenti alla 
  propria nutrizione, alla propria crescita, al proprio sviluppo, eccetera eccetera 
  (inerenti cioè al proprio itinerario di vita), ai quali adempierà, 
  o meglio sarà obbligato a adempiere, finché un fattore contrario 
  e piú forte non lo ostacolerà.
  Lo stesso avviene per tutti gli altri esseri dell’universo, a eccezione 
  dell’uomo che presenta una peculiare caratteristica: l’arbitrio.
  Egli può rifiutare di compiere un’azione che non comporta ostacoli 
  e gli è interamente favorevole e, al contrario, impegnarsi in un’azione 
  che risulti per lui completamente deleteria. Talvolta rifiuta di prendere un 
  antidoto, talaltra beve un veleno per porre fine ai suoi giorni.
  È chiaro che Dio, che (come è già stato detto in precedenza) 
  guida tutte le Sue creature verso il bene e la perfezione, non costringerà 
  una creatura dotata di arbitrio a seguire il retto sentiero. Ciò è 
  confermato dal comportamento dei Profeti, inviati da Dio Onnipotente per guidare 
  l’uomo verso il bene, la perfezione e la beatitudine. Essi, da parte di 
  Dio l’Altissimo, annunciano all’uomo la via del bene e della beatitudine 
  e quella del male e della perdizione; comunicano ai seguaci della religione 
  di Dio che riceveranno da Lui una generosa ricompensa per il loro retto agire 
  e li fanno sperare nella misericordia divina. Mettono invece in guardia gli 
  empi e i peccatori dal castigo divino; gli uomini saranno poi liberi di scegliere 
  tra il bene e il male, tra la beatitudine e la perdizione.
  Questo è ciò che ha disposto il Signore per guidare l’uomo 
  verso il bene, la perfezione e la beatitudine e salvarlo dal male, dai vizi 
  e dalla perdizione.
  Ora, se è vero che l’uomo attraverso il proprio intelletto è 
  in grado di comprendere in modo generale il bene e il male, è anche vero 
  che questo stesso intelletto (come è già stato detto in precedenza) 
  viene per lo piú sopraffatto dalle passioni e talvolta cade anche in 
  errore.
  È perciò necessario che Dio, oltre all’intelletto, metta 
  a disposizione dell’uomo un mezzo assolutamente infallibile e insoggiogabile. 
  In altre parole, è necessario che il Signore confermi con un mezzo invincibile 
  i precetti che fa comprendere, in modo generale, attraverso l’intelletto. 
  Questo insormontabile mezzo è appunto la “profezia”: Dio 
  l’Altissimo rivela a uno dei Suoi servi [il profeta] i Suoi salvanti precetti 
  e lo incarica di trasmetterli agli uomini e di indurli (facendoli sperare nella 
  Sua ricompensa e mettendoli in guardia dal Suo castigo) a seguire queste sacre 
  leggi.
  Dice Dio l’Altissimo nel nobile Corano: “Invero Ci siamo rivelati 
  a te [o profeta Muhammad] come Ci siamo rivelati a Noè e ai profeti che 
  vennero dopo di lui… Inviammo agli uomini dei messaggeri, i quali comunicarono 
  ai seguaci della religione di Dio che avrebbero ricevuto da Lui una generosa 
  ricompensa per il loro retto agire, mettendo invece in guardia gli empi dal 
  castigo divino, affinché dopo i Messaggeri la gente non avesse potuto 
  piú argomentare contro Dio per non aver potuto disporre di questo tipo 
  di guida”2.
  Da quanto è stato detto riguardo all’unicità divina si è 
  compreso che la formazione e lo sviluppo delle cose, come pure la loro creazione, 
  è opera di Dio l’Altissimo. In altre parole è Dio che guida 
  e dirige ogni essere dell’universo (che dal primo istante della propria 
  comparsa si dà continuamente da fare per sopravvivere, completarsi e 
  diventare cosí relativamente autonomo) sulla via della permanenza e del 
  compimento.
  In base a ciò si può con certezza dedurre che ogni specie esistente 
  permane secondo un particolare piano genetico che ogni individuo a essa appartenente 
  esegue col suo specifico modo di vivere. Piú esplicitamente, ogni genere 
  ha una ben determinata serie di doveri nell’armonia dei mondi, verso i 
  quali viene guidata da Dio l’Altissimo.
  A tal proposito il nobile Corano afferma: “(Mosè) disse: ‘Il 
  nostro Dio è Colui che ha donato a ogni cosa la sua particolare natura 
  e poi l’ha guidata”3. 
  Tutte le componenti dell’universo seguono tale norma: le stelle del cielo, 
  la terra che calpestiamo, gli elementi che vi si trovano, i composti che danno 
  luogo ai fenomeni elementari, i vegetali e gli animali. In termini generali, 
  tale condizione si estende anche all’uomo. Il suo caso presenta però 
  una fondamentale differenza, della quale intendiamo ora dare una breve spiegazione.
  Il globo terrestre, creato milioni di anni fa, esercitando (nel proprio raggio 
  d’azione e nella misura in cui i fattori contrari gli lo permettono) le 
  proprie recondite forze svolge le sue diverse azioni e produce, con i suoi moti 
  di rotazione e di rivoluzione, gli effetti relativi alla propria esistenza, 
  garantendosi in tal modo la propria permanenza. Fino a quando un fattore piú 
  potente non lo ostacolerà questo straordinario pianeta continuerà 
  a svolgere le sue azioni, a eseguire tutti i doveri che ha nell’ordinato 
  e armonico sistema universale.
  Il mandorlo, dal momento in cui il nocciolo da cui deriva germoglia fino al 
  giorno in cui diviene un albero completo, ha determinati doveri inerenti alla 
  propria nutrizione, alla propria crescita, al proprio sviluppo, eccetera eccetera 
  (inerenti cioè al proprio itinerario di vita), ai quali adempierà, 
  o meglio sarà obbligato a adempiere, finché un fattore contrario 
  e piú forte non lo ostacolerà.
  Lo stesso avviene per tutti gli altri esseri dell’universo, a eccezione 
  dell’uomo che presenta una peculiare caratteristica: l’arbitrio.
  Egli può rifiutare di compiere un’azione che non comporta ostacoli 
  e gli è interamente favorevole e, al contrario, impegnarsi in un’azione 
  che risulti per lui completamente deleteria. Talvolta rifiuta di prendere un 
  antidoto, talaltra beve un veleno per porre fine ai suoi giorni.
  È chiaro che Dio, che (come è già stato detto in precedenza) 
  guida tutte le Sue creature verso il bene e la perfezione, non costringerà 
  una creatura dotata di arbitrio a seguire il retto sentiero. Ciò è 
  confermato dal comportamento dei Profeti, inviati da Dio Onnipotente per guidare 
  l’uomo verso il bene, la perfezione e la beatitudine. Essi, da parte di 
  Dio l’Altissimo, annunciano all’uomo la via del bene e della beatitudine 
  e quella del male e della perdizione; comunicano ai seguaci della religione 
  di Dio che riceveranno da Lui una generosa ricompensa per il loro retto agire 
  e li fanno sperare nella misericordia divina. Mettono invece in guardia gli 
  empi e i peccatori dal castigo divino; gli uomini saranno poi liberi di scegliere 
  tra il bene e il male, tra la beatitudine e la perdizione.
  Questo è ciò che ha disposto il Signore per guidare l’uomo 
  verso il bene, la perfezione e la beatitudine e salvarlo dal male, dai vizi 
  e dalla perdizione.
  Ora, se è vero che l’uomo attraverso il proprio intelletto è 
  in grado di comprendere in modo generale il bene e il male, è anche vero 
  che questo stesso intelletto (come è già stato detto in precedenza) 
  viene per lo piú sopraffatto dalle passioni e talvolta cade anche in 
  errore.
  È perciò necessario che Dio, oltre all’intelletto, metta 
  a disposizione dell’uomo un mezzo assolutamente infallibile e insoggiogabile. 
  In altre parole, è necessario che il Signore confermi con un mezzo invincibile 
  i precetti che fa comprendere, in modo generale, attraverso l’intelletto. 
  Questo insormontabile mezzo è appunto la “profezia”: Dio 
  l’Altissimo rivela a uno dei Suoi servi [il profeta] i Suoi salvanti precetti 
  e lo incarica di trasmetterli agli uomini e di indurli (facendoli sperare nella 
  Sua ricompensa e mettendoli in guardia dal Suo castigo) a seguire queste sacre 
  leggi.
  Dice Dio l’Altissimo nel nobile Corano: “Invero Ci siamo rivelati 
  a te [o profeta Muhammad] come Ci siamo rivelati a Noè e ai profeti che 
  vennero dopo di lui… Inviammo agli uomini dei messaggeri, i quali comunicarono 
  ai seguaci della religione di Dio che avrebbero ricevuto da Lui una generosa 
  ricompensa per il loro retto agire, mettendo invece in guardia gli empi dal 
  castigo divino, affinché dopo i Messaggeri la gente non avesse potuto 
  piú argomentare contro Dio per non aver potuto disporre di questo tipo 
  di guida”4